giovedì 22 maggio 2008

Elogio dell'amore

Uno dei testi d'amore più interessante.
E l'amore non ha età; non ha età.




(Domenico Modugno, Il maestro di Violino, interpretato da Claudio Bisio e Vanessa Incontrada)

mercoledì 14 maggio 2008

Elogio dell'uomo, nuovo.

Anche questa è di Giorgio Gaber; ma la versione che ascolteremo è cantata da Adriano Celentano.

ognuno ci legga quello che vuole. questo è il conformista: altro ritratto dell'uomo attuale.

(Il conformista, giorgio gaber, 1996, cantata da Adriano Celentano)



Io sono
un uomo nuovo
talmente nuovo che è da tempo
che non sono neanche più fascista
sono sensibile e altruista
orientalista
ed in passato sono stato
un po' sessantottista
da un po’ di tempo ambientalista
qualche anno fa nell'euforia mi son sentito
come un po' tutti socialista.

Io sono
un uomo nuovo
per carità lo dico in senso letterale: sono progressista
al tempo stesso liberista, antirazzista
e sono molto buono sono animalista.
Non sono più assistenzialista
ultimamente sono un po' controcorrente: son federalista.

Il conformista è uno che di solito sta sempre dalla parte giusta. Il conformista
ha tutte le risposte belle chiare dentro la sua testa
è un concentrato di opinioni che tiene sotto il braccio due o tre quotidiani
e quando ha voglia di pensare pensa per sentito dire
forse...
da buon opportunista
si adegua senza farci caso e vive nel suo paradiso.

Il conformista è un uomo a tutto tondo che si muove senza consistenza.
il conformista s'allena a scivolare dentro il mare della maggioranza
è un animale assai comune che vive di parole da conversazione
di notte sogna e vengon fuori i sogni di altri sognatori
il giorno... esplode la sua festa: che è stare in pace con il mondo
e farsi largo galleggiando il conformista.

Io sono
un uomo nuovo
e con le donne c'ho un rapporto straordinario: sono femminista.
Son disponibile e ottimista: europeista
non alzo mai la voce sono pacifista
ero marxista-leninista
e dopo un po' non so perché mi son trovato cattocomunista.

Il conformista
non ha capito bene che rimbalza meglio di un pallone
il conformista aerostato evoluto
che è gonfiato dall'informazione
è il risultato di una specie che vola sempre a bassa quota in superficie
poi sfiora il mondo con un dito e si sente realizzato
vive e questo già gli basta

e devo dire che oramai somiglia molto a tutti noi: il conformista

il conformista.

Io sono
un uomo nuovo
talmente nuovo che si vede a prima vista
sono il nuovo conformista.

martedì 13 maggio 2008

elogio del cambiamento: e delle ideologie

Le ideologie sono importanti.
Andate perse certo; ma vi sembra che si stia meglio senza le ideologie? quei punti fermi; quei punti stabili all'orizzonte che osservavi e verso il quale congiungevi il punto della tua vita. E si sa: per un punto passano infinite rette, ma bastano due punti perché vene passi una sola.
Già, una, stabile; una sola.

e così, per l'occasione, assaporiamo la voce, il timbro e le tonalità di Giorgio Gaber. Un grande; il primo a far musica-teatro. E ora per fortuna sembra trovare un erede in Cristicchi, chissà se sarà vero.

Ma in questo "Qualcuno era comunista" si scopre un buon trattato sociologico, scritto nel 1991, da notare l'anno... tangentopoli sarà successivo, ma il PDS era appena nato; E se volessimo narrarla oggi ad alta voce, non vi sembra possa calcare bene la situazione politica attuale?

Gaber però prima di lasciarci ha voluto regalarci un'altra prova della sua genialità con "ne destra ne sinistra"... la ascolteremo dopo.
Ora: qualcuno era comunista.
E Berlinguer era una brava persona. Anche Gramsci aveva delle grandi Idee. Cercasi politici simili.

(Qualcuno era comunista, Giorgio Gaber, 1991)

Qualcuno era comunista perché era nato in Emilia.
Qualcuno era comunista perché il nonno, lo zio, il papà… la mamma no.
Qualcuno era comunista perché vedeva la Russia come una promessa, la Cina come una poesia, il comunismo come il Paradiso Terrestre.
Qualcuno era comunista perché si sentiva solo.
Qualcuno era comunista perché aveva avuto un’educazione troppo cattolica.
Qualcuno era comunista perché il cinema lo esigeva, il teatro lo esigeva, la pittura lo esigeva, la letteratura anche… lo esigevano tutti.
Qualcuno era comunista perché “La Storia è dalla nostra parte!”.
Qualcuno era comunista perché glielo avevano detto.
Qualcuno era comunista perché non gli avevano detto tutto.
Qualcuno era comunista perché prima era fascista.
Qualcuno era comunista perché aveva capito che la Russia andava piano ma lontano.
Qualcuno era comunista perché Berlinguer era una brava persona.
Qualcuno era comunista perché Andreotti non era una brava persona.
Qualcuno era comunista perché era ricco ma amava il popolo.
Qualcuno era comunista perché beveva il vino e si commuoveva alle feste popolari.
Qualcuno era comunista perché era così ateo che aveva bisogno di un altro Dio.
Qualcuno era comunista perché era talmente affascinato dagli operai che voleva essere uno di loro.
Qualcuno era comunista perché non ne poteva più di fare l’operaio.
Qualcuno era comunista perché voleva l’aumento di stipendio.
Qualcuno era comunista perché la borghesia il proletariato la lotta di classe. Facile no?
Qualcuno era comunista perché la rivoluzione oggi no, domani forse, ma dopo domani sicuramente…
Qualcuno era comunista perché “Viva Marx, viva Lenin, viva Mao Tse-Tung”.
Qualcuno era comunista per fare rabbia a suo padre.
Qualcuno era comunista perché guardava sempre Rai Tre.
Qualcuno era comunista per moda, qualcuno per principio, qualcuno per frustrazione.
Qualcuno era comunista perché voleva statalizzare tutto.
Qualcuno era comunista perché non conosceva gli impiegati statali, parastatali e affini.
Qualcuno era comunista perché aveva scambiato il “materialismo dialettico” per il “Vangelo secondo Lenin”.
Qualcuno era comunista perché era convinto d’avere dietro di sé la classe operaia.
Qualcuno era comunista perché era più comunista degli altri.
Qualcuno era comunista perché c’era il grande Partito Comunista.
Qualcuno era comunista nonostante ci fosse il grande Partito Comunista.
Qualcuno era comunista perché non c’era niente di meglio.
Qualcuno era comunista perché abbiamo il peggiore Partito Socialista d’Europa.
Qualcuno era comunista perché lo Stato peggio che da noi solo l’Uganda.
Qualcuno era comunista perché non ne poteva più di quarant’anni di governi viscidi e ruffiani.
Qualcuno era comunista perché piazza Fontana, Brescia, la stazione di Bologna, l’Italicus, Ustica, eccetera, eccetera, eccetera.
Qualcuno era comunista perché chi era contro era comunista.
Qualcuno era comunista perché non sopportava più quella cosa sporca che ci ostiniamo a chiamare democrazia.
Qualcuno credeva di essere comunista e forse era qualcos’altro.
Qualcuno era comunista perché sognava una libertà diversa da quella americana.
Qualcuno era comunista perché pensava di poter essere vivo e felice solo se lo erano anche gli altri.
Qualcuno era comunista perché aveva bisogno di una spinta verso qualcosa di nuovo, perché era disposto a cambiare ogni giorno, perché sentiva la necessità di una morale diversa, perché forse era solo una forza, un volo, un sogno, era solo uno slancio, un desiderio di cambiare le cose, di cambiare la vita.
Qualcuno era comunista perché con accanto questo slancio ognuno era come più di se stesso, era come due persone in una. Da una parte la personale fatica quotidiana e dall’altra il senso di appartenenza a una razza che voleva spiccare il volo per cambiare veramente la vita.
No, niente rimpianti. Forse anche allora molti avevano aperto le ali senza essere capaci di volare, come dei gabbiani ipotetici.
E ora? Anche ora ci si sente come in due: da una parte l’uomo inserito che attraversa ossequiosamente lo squallore della propria sopravvivenza quotidiana e dall’altra il gabbiano, senza più neanche l’intenzione del volo, perché ormai il sogno si è rattrappito.
Due miserie in un corpo solo.

domenica 11 maggio 2008

sabato 10 maggio 2008

elogio del sole e delle persone.


(francesco de gregori, raggio di sole, 1978)

Benvenuto raggio di sole, a questa terra di terra e sassi
a questi laghi bianchi come la neve, sotto i tuoi passi stanchi
a questo amore a questa distrazione, a questo carnevale
dove nessuno ti vuole bene, dove nessuno ti vuole male.
A questa musica che non ha orecchi, a questi libri senza parole
benvenuto raggio di sole, avrai matite per giocare
e un bicchiere per bere forte, e un bicchiere per bere piano
un sorriso per difenderti e un passaporto per andare via lontano
Benvenuto a questa finestra, a questo cielo sereno
a tutti i clackson della mattina, a questo mondo gi troppo pieno
a questa strana ferrovia, unica al mondo per dove può andare
ti porta dove porta il vento, ti porta dove scegli di ritornare
A questa luna tranquilla, che si siede dolcemente
in mezzo al mare c'è qualche nuvola ma non fa niente
perché lontano passa una nave, tutte le luci sono accese
benvenuto figlio di nessuno, benvenuto in questo paese.

venerdì 9 maggio 2008

la casa in via dei matti numero zero



Era una casa molto carina
Senza soffitto senza cucina
Non si poteva entrarcdi dentro
Perché non c'era il pavimento
Non si poteva andare a letto
Perché in quella casa non c'era il tetto
Non si poteva fare la pipì
Perché non c'era vasino lì

Ma era bella, bella davvero
In via dei matti numero zero
Ma era bella, bella davvero
In via dei matti numero zero

Era una casa molto carina
Senza soffitto senza cucina
Non si poteva entrarcdi dentro
Perché non c'era il pavimento
Non si poteva andare a letto
Perché in quella casa non c'era il tetto
Non si poteva fare la pipì
Perché non c'era vasino lì

Ma era bella, bella davvero
In via dei matti numero zero
Ma era bella, bella davvero
In via dei matti numero zero

Era una casa molto carina
Senza soffitto senza cucina
Non si poteva entrarcdi dentro
Perché non c'era il pavimento
Non si poteva andare a letto
Perché in quella casa non c'era il tetto
Non si poteva fare la pipì
Perché non c'era vasino lì

Ma era bella, bella davvero
In via dei matti numero zero
Ma era bella, bella davvero
In via dei matti numero zero

giovedì 8 maggio 2008

Siamo tutti matti

Siamo tutti matti.
E' partire con il testo scritto da Renato Zero per Ciao Darwin.


Ma perché mi sembra giusto parlare dei matti: una delle categorie di strada e di vita forse un po' troppo bistrattate.

Vediamo un po' però nello specifico cosa ne pensa "la musica"

Per Zero siamo tutti matti.

Per De Gregori, I matti vanno contenti, tra il campo e la ferrovia.

Per Guccini: Mi dicevano il matto perchè prendevo la vita da giullare, da pazzo, con un' allegria infinita.

e per Fabrizio De Andrè: Tu prova ad avere un mondo nel cuore e non riesci ad esprimerlo con le parole.

E la grande consolazione per i matti par essere questa: Le mie ossa regalano ancora alla vita: le regalano ancora erba fiorita.



(Matti, Renato Zero)
Matti ! / Siamo tutti, matti!
Urliamo, c’insultiamo, / Da nevrosi, siamo afflitti!
Spariamo dei sorrisi, / Degli alibi perfetti,
Colletti inamidati, / Dai trascorsi assai sospetti!
[...]
Siamo tutti matti… Matti! / Sciocchi o intraprendenti,
Vere oppure appariscenti, / Decidiamo che destino avremo mai…
Se l’occhio andrà d’accordo col cervello, / Se il cuore ci dirà la verità!
Teneri, incompresi,
[...]
Senza via d’uscita… / Ogni sistema è buono,
Per fregare questa vita! / Barche senza remi,
Asciutti temporali, / Frammenti d’infinito,
In balia dei cellulari! / Siamo tutti matti,
Matti proprio tutti, / Buoni solamente,
A strofinarsi dentro i letti, / Vuoti di memoria,
Vittime in carriera, / Grazie ad una mela,
Siamo entrati nella storia! / Siamo tutti matti… Matti… Matti






(i matti, Francesco De Gregori, 1987)

I matti vanno contenti, tra il campo e la ferrovia.
A caccia di grilli e serpenti, a caccia di grilli e serpenti.
I matti vanno contenti a guinzaglio della pazzia,
a caccia di grilli e serpenti, tra il campo e la ferrovia.
[...]
Trasportando grosse buste di plastica del peso totale del cuore,
piene di spazzatura e di silenzio, piene di freddo e rumore.
[...]




(un matto, Fabrizio De Andrè, 1971, da una traduzione di Spoon River)


Tu prova ad avere un mondo nel cuore
e non riesci ad esprimerlo con le parole,
e la luce del giorno si divide la piazza
tra un villaggio che ride e te, lo scemo, che passa,
e neppure la notte ti lascia da solo:
gli altri sognan se stessi e tu sogni di loro

E sì, anche tu andresti a cercare
le parole sicure per farti ascoltare:
per stupire mezz'ora basta un libro di storia,
io cercai di imparare la Treccani a memoria,
e dopo maiale, Majakowsky, malfatto,
continuarono gli altri fino a leggermi matto.

E senza sapere a chi dovessi la vita
in un manicomio io l'ho restituita:
qui sulla collina dormo malvolentieri
eppure c'è luce ormai nei miei pensieri,
qui nella penombra ora invento parole
ma rimpiango una luce, la luce del sole.

Le mie ossa regalano ancora alla vita:
le regalano ancora erba fiorita.
Ma la vita è rimasta nelle voci in sordina
di chi ha perso lo scemo e lo piange in collina;
di chi ancora bisbiglia con la stessa ironia
"Una morte pietosa lo strappò alla pazzia".


(Francesco Guccini, il matto)

Mi dicevano il matto perchè prendevo la vita
da giullare, da pazzo, con un' allegria infinita.
D' altra parte è assai meglio, dentro questa tragedia,
ridersi addosso, non piangere e voltarla in commedia.

Quando mi hanno chiamato per la guerra, dicevo:
"Beh, è naja, soldato!" e ridevo, ridevo.
Mi han marchiato e tosato, mi hanno dato un fucile,
rancio immondo, ma io allegro, ridevo da morire.

Facevo scherzi, mattane, naturalmente ai fanti,
agli osti e alle puttane, ma non risparmiavo i santi.
E un giorno me l' han giocata, mi han ricambiato il favore
e dal fucile mi han tolto l'intero caricatore.

Mi son trovato il nemico di fronte e abbiamo sparato,
chiaramente io a vuoto, lui invece mi ha centrato.
Perchè quegli occhi stupiti, perchè mentre cadevo
per terra, la morte addosso, io ridevo, ridevo?

Ora qui non sto male, ora qui mi consolo,
ma non mi sembra normale ridere sempre da solo, ridere sempre da solo!

__________

Da questi testi sembra che il matto non sia un deleritto, un rinnegabile signore, ma un poeta della vita, che sa ridere, ridere, anche se sempre da solo. Perchè I matti vanno contenti a guinzaglio della pazzia, a caccia di grilli e serpenti, tra il campo e la ferrovia. Quando mi hanno chiamato per la guerra, dicevo: "Beh, è naja, soldato!" e ridevo, ridevo. Qui nella penombra ora invento parole ma rimpiango una luce, la luce del sole.

Già perché poi, ad esser matti, sembra che ci si perda, per la società, ma per se stessi, par proprio che i matti, siano gli unici a saper godere della vita, nel senso pieno e vero: lentamente e ridendo, ridendo.

lunedì 5 maggio 2008

Tognazzi e Vianello... e la creatività

Vianello e Ugo Tognazzi insieme, hanno fatto una parte della storia del nostro cinema.

Questa è una scena assolutamente da non perdere: dimostrazione della creatività, mista al cazzeggio e al nonsense, ma di elevatissima qualità...

L'idea, la genialità e lo sfottò, tutte in un piccolo brano della storia della televisione italiana.


(Vianello, Tognazzi)

Quanti stupidi delitti.

Quanti stupidi delitti...
come narrarli?

Misero tutto sotto sopra

senza trovare un soldo
ma solo un mucchio di cambiali
e di atti giudiziari.




(delitto di Paese, Fabrizio De Andrè, 1968)

Non tutti nella capitale
sbocciano i fiori del male,
qualche assassinio senza pretese
lo abbiamo anche noi in paese.

Qualche assassinio senza pretese
lo abbiamo anche noi qui in paese.

Aveva il capo tutto bianco
ma il cuore non ancor stanco
gli ritornò a battere in fretta
per una giovinetta.

Gli ritornò a battere in fretta
per una giovinetta.

Ma la sua voglia troppo viva
subito gli esauriva,
in quattro baci e una carezza
l'ultima giovinezza.

In quattro baci e una carezza
l'ultima giovinezza.

Quando la mano lei gli tese
triste lui le rispose,
d'essere povero in bolletta
lei si rivestì in fretta.

D'essere povero in bolletta
lei si rivestì in fretta.

E andò a cercare il suo compagno
partecipe del guadagno
e ritornò col protettore
dal vecchio truffatore.

E ritornò col protettore
dal vecchio truffatore.

Mentre lui fermo lo teneva
sei volte lo accoltellava
dicon che quando lui spirò
la lingua lei gli mostrò.

Dicon che quando lui spirò
la lingua lei gli mostrò.
Misero tutto sotto sopra
senza trovare un soldo
ma solo un mucchio di cambiali
e di atti giudiziari.

Ma solo un mucchio di cambiali
e di atti giudiziari.

Allora presi dallo sconforto
e dal rimpianto del morto,
si inginocchiaron sul poveruomo
chiedendogli perdono.

Si inginocchiaron sul poveruomo
chiedendogli perdono.

Quando i gendarmi sono entrati
piangenti li han trovati
fu qualche lacrima sul viso
a dargli il paradiso.

Fu qualche lacrima sul viso
a dargli il paradiso.

E quando furono impiccati
volarono fra i beati
qualche beghino di questo fatto
fu poco soddisfatto.

Qualche beghino di questo fatto
fu poco soddisfatto.

Non tutti nella capitale
sbocciano i fiori del male,
qualche assassinio senza pretese
lo abbiamo anche noi in paese.

Qualche assassinio senza pretese
lo abbiamo anche noi qui in paese.

sabato 3 maggio 2008

stupida storia d'amore: voglio viverla ancora.

In fondo, a ben rifletterci, l'amore è una stupida e lurida storia, tra te e me.


lo, stanco di scrivere, un calvo signore starò con
un figlio da crescere bene
una stupida e lurida donna borghese
che ora non sei!





(Antonello Venditti, Una Stupida E Lurida Storia D'Amore, 1976)

Io voglio vivere ancora una stupida storia d'amore con te
il tempo di avere qualcosa da dare a chi crede in me
arte ed amore, lo sai, credo non stiano più insieme
ma ogni volta che tu lo vorrai
scrivérò nella sera una stupida storia d'amore per te.


In un mondo che cade ogni giorno e ogni giorno rinasce su sé
e la povera gente rimane da sola a combattere in te
tra la pace e la guerra, guerriglia dì fango avrai per te
una stupida e lurida storia d'amore, d'amore per te.


Vivo e lavoro e stringo la mano di chi sta con me
la musica è strana promette regali che forse non ha.

lo, stanco di scrivere, un calvo signore sarò
tu, con un figlio da crescere bene
una stupida e lurida donna borghese che ora non sei!


In un mondo che cade ogni giorno e ogni giorno rinasce su sé
e la povera gente rimane da sola a combattere in te
tra la pace e la guerra, guerriglia di fango avrai per te
questa stupida e lurida storia d'amore, d'amore con me!

venerdì 2 maggio 2008

devo fare del cinema

Come raccontare alcuni periodi storici, scrivendo un trattato di sociologia o ascoltando, lentamente e dando molto peso a queste parole.




(devo fare del cinema, Francesco Guccini, Parnassius 1993)


Certo, ha ragione il signore se dice che siamo in un film dell' ultimo periodo,
dove i banditi pentiti confessano se non li processano.

[...]
Sa com'è? E' bello fare del cinema
anche se, lì da imputato,
c'è qualcuno che crede di esser nel cinema muto,
è bello fare del cinema,
ma piuttosto che sparare siam rimasti nascosti a guardare.


A guardare cos'è che ci aspetta alla fine del tunnel,
dei riflussi riflessi su certi pacchetti di Camel,
quando tutto è soltanto un riassunto di modi di dire,
quattro quarti di noia disposta comunque a finire;


[...]
Sì, devo dire che ha proprio ragione il signore, c'è una crisi tremenda che investe l' intero settore;
è che il pubblico vuole si parli più semplicemente, così chiari e precisi e banali da non dire niente. Per capire la storia non serve un discorso più grande:
signorina cultura si spogli e dia qui le mutande.
Sa com'è, lei, deve fare del cinema, mica roba pervertita,
ma un soggetto che serva alla vita.
[...]
Ma il gestore di un piccolo cine di periferia mi diceva che è tutta la vita che aspetta un' idea,
un' idea piccolina che verso il finale si evolve nella madre di tutte le storie, l' idea che risolve;

quel soggetto che senti nell' aria e potrebbe arrivare proprio quando hai già chiuso il locale e cambiato mestiere:

giovedì 1 maggio 2008

che roba, contessa. 1° maggio.


Il Quarto Stato (1901) di Giuseppe Pellizza da Volpedo, rappresenta un gruppo di lavoratori scioperanti ed è diventato simbolo delle lotte sindacali.
(Museo dell'Ottocento della Villa Reale di Milano)

Il primo maggio di ogni anno si vuol ricordare l'impegno del movimento sindacale ed i traguardi raggiunti in campo economico e sociale dai lavoratori.
E' la festa del Primo Maggio, del lavoro, dei lavoratori e dei disoccupati.

Un momento per non dimenticare, e riflettere.

Contessa, è un gran bel testo, anche se troppo spesso è stata la sinistra ad appropriarsi di questi temi in modo cogente, ed ecco perché questo testo ne risente particolarmente forse.



(Autore: C. Puebla Anno 1965, interpretata dai Modena City Ramblers)

Che roba contessa, all'industria di Aldo
han fatto uno sciopero quei quattro ignoranti;
volevano avere i salari aumentati,
gridavano, pensi, di esser sfruttati.
[...]

Sapesse, mia cara che cosa mi ha detto
un caro parente, dell'occupazione
che quella gentaglia rinchiusa lì dentro
di libero amore facea professione…

Del resto, mia cara, di che si stupisce?
anche l'operaio vuole il figlio dottore
e pensi che ambiente che può venir fuori:
non c'è più morale, contessa…
[...]

e va beh, parliamo anche della
Malarazza!?

Ricordati che ogni persona ha una sua dignità,
sogni, emozioni che la vita ci dà.
C'è chi ancora per il potere ha venduto l'Anima,
questo può distruggere ogni briciola di verità.





(La Malarazza, cantata da Carmen Consoli)

che ti lamenti? Pigghia nu bastune e tira fora li denti...
Tu ti lamenti, ma che ti lamenti? Pigghia nu bastune e tira fora li denti...
Un servo tempu fa rinta 'na chiazza,
pregava Cristu in cruce e ci ricia:
"Cristu, lu me patrune mi strapazza,
mi tratta comu un cane pi la via,
si pigghia tuttu cu la so' manazza,
mancu la vita mia rici ch'è mia...
Distruggila, Gesù, sta Malarazza!
Distruggila, Gesù, fallo pi mmia! Sì..fallo pi mmia!"

Tu ti lamenti, ma che ti lamenti? Pigghia nu bastune e tira fora li denti...

Ricordati che ogni persona ha una sua dignità,
sogni, emozioni che la vita ci dà.
C'è chi ancora per il potere ha venduto l'Anima,
questo può distruggere ogni briciola di verità.
[...]
Presidente Marajà, oggi di servilità
ma che vedi tutto spero non nell'al di là!

Cristo me rispunne dalla croci:
"Forse si so spezzate li to vrazza?
Cu vole la giustizia si la fazza!
Nisciun'ormai 'cchiù la farà pi ttia!
Si tu si 'n'uomo e nun si testa pazza,
ascolta bene sta sintenzia mia,
ca iu 'nchiudatu in cruce nun saria
s'avissi fattu ciò ca ricu a ttia...
ca iu 'nchiudatu in cruce nun saria!"

Tu ti lamenti, ma che ti lamenti? Pigghia nu bastune e tira fora li denti...

"Se 'nna stu munnu c'è la Malarazza,
cu voli la giustizia si la fazza!